Franca Colozzo |
10 POEMS BY FRANCA COLOZZO (ITALY)
1) AL-LULU ISLAND
ho raccolto sassi e conchiglie,
il mio volto arso dal sole
ho porto ai pesci colorati a nuotare
tra alghe e corallini fondali.
Ho lasciato lì il mio amore,
selvaggio come questo dolore
che raschio in fondo
all’anima fino alla fine,
amarezza e fiele
a centellinare:
capelli al vento di marina,
arido di deserto,
che spira tra le dune
e ribolle d’onde
sotto la sferza del motore,
Lulu Island è un sospiro
di palme tra colline arenose,
dove il tempo si frange
in silente contemplazione.
Dall’aereo scorre il paesaggio
sotto i miei occhi
assonnati ancora:
l’isola di Abu Dhabi
par donna velata.
Scorrono perle di rugiada
a salutar la riva
e penso con nostalgia
alla tua lontananza, figlia mia.
(English)
1) AL-LULU ISLAND
On the lowered desert near the sea
I collected rocks and shells,
and offered my burned face
to the colorful swimming fish
among algae and coral reefs.
I left there my love,
wild as this pain
that the bottom is scraping
of my soul to the end,
bitterness and gall sipping:
hair in the wind of the sea,
arid desert,
that blows amid dunes
and seething waves
under the lash of the engine.
Lulu Island is a sigh
of palms on sandy hills,
where time is tamed
by silent contemplation.
From the airplane
the landscape slips away
before my sleepy eyes:
the Abu Dhabi island
a veiled woman seems.
On my face flow dew pearls
to greet the shore.
with nostalgia, I think of you,
my angel, so far away.
@Translated by FRANCA COLOZZO)
2) SE TUTTO TACE...
Se tutto tace...
Ed è il mio respiro
A muover foglie morte
Dai vividi colori
Che in vita tornano
Come caduchi fiori.
Se la mia anima
Una preghiera consola
Ed il mare allevia
Il mio sordo dolore,
Afferro l’arcana eufonia
Pur in mezzo a tanta alienazione.
Se tutto tace...
E nessuna voce s’alza,
Se non c'è pietà
Per l'esule né aiuto,
A cosa serve
Tormentarsi invano
Se non si tende la mano
A coloro che hanno sete di pace
In questo mondo,
Crudele e mendace,
Impastato in fondo
Di folle alienazione?
©Franca Colozzo – ITALY
(English version)
IF ALL IS SILENT...
If all is silent...
And it is my breath
That moves dead leaves
With vivid colors,
Return to life
Like deciduous flowers,
If my soul
A prayer consoles
And the sea alleviates
My dull pain,
I grasp Nature's
Arcane euphony,
Even amid so much despair
And desperation.
If all is silent...
And no voice is raised,
There is no pity
For the exile nor help,
What is the use
Of tormenting yourself in vain
If you do not reach out
To those who thirst for peace
In this world,
Cruel and mendacious,
Kneaded at the bottom
Of mad alienation?
***
3) LA MIA PREGHIERA A DIO
A Dio che non ascolta
Il dolore umano
Chiedo perdono
Nelle notti passate
A fissare fantasmi muti
Strisciare lungo i muri.
Perdono imploro
Per tutti i morti
In fuga da guerra e fame
Ora nell'urna del nostro mare
Un tempo culla di popoli,
Sepolcro or senza nome
Sepoltura ignorata
Senza consolazione.
C'è chi piange,
Urla e geme
E chi una preghiera
Innalza al cielo,
Avvolto in un lenzuolo
Bianco di pace.
C'è chi tace
Chiuso nel bozzolo
Del rapace egoismo.
A Dio imploro perdono
Per tutte le anime pure,
Povere creature
In balia del fato:
Per tanta empietà
Non c'è soluzione,
Non c'è ragione. Dio tace e ignora
le sue creature,
armate l'una contro l'altra,
cannibali di poche ore di vita.
Dio non ascolta e tace
e il male non si dipana,
sebbene una preghiera
(English version)
3) MY PRAYER TO GOD
To God who does not listen
To human pain
I ask for forgiveness
In the nights spent
Staring at mute ghosts
Crawling along the walls.
I implore forgiveness
For all the dead
Fleeing war and hunger
Now in the urn of our sea
Once the cradle of peoples,
Nameless sepulcher
An ignored tomb
Without consolation.
There are those who cry,
Scream and moan
And who a prayer
Raises to heaven,
Wrapped in a cassock
White with peace.
There are those who keep silent
Locked in the cocoon
Of rapacious selfishness.
To God I implore forgiveness
For all the pure souls,
Poor creatures
At the mercy of fate:
For such impiety
There is no solution,
There is no reason.
God is silent and ignores
His creatures,
Armed against each other,
Cannibals of a few hours of life.
God does not listen and is silent
And evil does not unravel,
Although a prayer always
Comforts me.
***
4) ASPETTAMI ALLE SOGLIE DEL TEMPO...
Non ero sola al margine del bosco, oltre la siepe…
Non ero incerta luce sul sentiero.
Inciampai, caddi? Sono colpevole forse?
Ma c’eri tu là in fondo a tendermi la mano.
Leggera piuma sospesa procedevo nel vento,
Ballonzolando qua e là tra impervi declivi
Balzi lievi come battito di ali,
Angeliche presenze sempre accanto a me.
Parlo con loro, mi rispondono voci senza voce,
Silenzio fattosi spirito, essenza musicale.
Tu, racchiuso nel silenzio, fai scorrere il tempo
Nella clessidra, insensibile biologico convertitore,
Beffardo verso noi uomini indifesi da morte certa,
Angolo oscuro in cui ci smarriamo sempre.
Oceano calmo è il tempo nella sua ristagnante quiete,
Increspato di vita, scintille in movimento,
Crescendo di onde flessuose che muoiono a riva,
Marea di pensieri oscillanti tra l’essere e il divenire.
Ma fermerò l’attimo prima del nulla,
Inafferrabile istante, fermerò l’attimo per incontrarti
Oltre le soglie di questo tempo disumano,
Afflitto dalla pandemia e dalla guerra.
Oltre lo spazio di questa vita terrena,
Specchio d’infinite vite dove incontrai
Il tuo sguardo che riconosco tra milioni.
Non potrai sottrarti all’ineluttabile fato…
(English version)
4) WAIT FOR ME AT THE THRESHOLDS OF TIME...
I was not alone at the edge of the wood, beyond the hedge...
I was not uncertain light on the path.
Did I stumble, did I fall? Am I guilty perhaps?
But you were there at the end, reaching out your hand to me.
Light feather hanging in the wind,
Dangling here and there between impervious slopes
Light leaps like beating wings,
Angelic presences always beside me.
I speak to them, voiceless voices answer me,
Silence made spirit, musical essence.
You, enclosed in silence, make time flow
In the hourglass, insensitive biological converter,
Mocking us men defenseless against certain death,
Dark corner in which we always stray.
Calm ocean is time in its stagnant stillness,
Rippling with life, sparks in motion,
Crescendo of flexuous waves dying on the shore,
Tide of thoughts oscillating between being and becoming.
But I stop the moment before nothingness,
Elusive instant, I will stop the moment to meet you
Beyond the threshold of this inhuman time,
Plagued by pandemic and war.
Beyond the space of this earthly life,
Mirror of infinite lives where I meet
Your gaze that I recognize among millions.
You cannot escape the ineluctable fate...
Translated by @Franca Colozzo
***
5) BASTET, mi chiamo
Aspiro il tuo profumo da distanze galattiche,
Odora di gelsomino, fiore della libertà repressa,
Di montagne sacre e profondità abissali.
Aspiro la tua essenza portata a me dal vento
Da mondi rubati alle stelle.
Chi sono io?
Son polvere cosmica o sogno perso nei meandri del tempo
Arenato sulle rive di ieri?
Chi sono io per giudicare gli altri
O essere dagli altri giudicata?
Oggi non mi ritrovo più tra gli umani,
Forse tra quelli di ieri o di domani...
Non so più chi sono.
In verità, nascere uomini sarebbe bello
Se il gusto del vero non ci lasciasse qui smarriti
Nell'effimero vuoto di ideali.
Oggi mi ritrovo a difendere gatti colpevoli d'essere nati
In un mondo inquinato dagli umani,
Reso imperfetto dalla stolta idea di perfezione,
Di credere di aver potere su tutto,
Di distruggere, annientare, dettare
Un ordine reso insano dalla follia.
Bastet mi osserva dal passato
E mi ritrovo Dea-Gatto tra Sfingi egiziane
In processione nell'antica Tebe.
Chi sono io?
Forse, un sogno sospeso su un abisso
Tra fantasmi di ieri e mille vite?
Ti ho ritrovato, sogno impossibile,
Lontano m'appari, eppure a me vicino,
Proteso verso mondi astrali,
Imperscrutabile essenza vitale!
Sono il tempo e lo spazio
Annullati dalle leggi quantiche?
Tu appartieni al passato,
Presente sei nei miei sogni.
Chi sono io? BASTET, mi chiamo.
(English version)
5) BASTET, my name is
©Franca Colozzo - ITALY
I inhale your perfume from galactic distances,
It smells of jasmine, The flower of repressed freedom,
Of sacred mountains and abyssal depths.
I inhale your essence carried by the wind
Between worlds stolen from the stars.
Who knows who I am:
Cosmic dust or
Dream lost in the meanders of time
Stranded on yesterday's shores?
Who am I to judge others
Or by others to be judged?
Today I no longer find myself among humans,
Perhaps among those of yesterday or tomorrow...
I no longer know who I am.
Verily I say unto you, to be born human
It would be good if the taste for truth
Would not leave us here lost
In an ephemeral void of ideals.
Today I find myself defending cats guilty of being born
In a world polluted by humans,
Made imperfect by the foolish idea of perfection,
Of believing they have power over everything,
To destroy, to annihilate, to dictate
An order sickened by madness.
Perhaps Bastet is watching me from the past
And I find myself Cat-Goddess among Egyptian Sphinxes
In procession in ancient Thebes.
Who am I?
Perhaps, a dream suspended over an abyss
Between yesterday's ghosts and a thousand lives?
I have found you again, impossible dream,
Far away you appear to me, yet close to me,
Attentive to the astral worlds,
Oh, inscrutable vital essence!
At last, time and space are unlocked
By the quantum laws of physics
And you belong to the past,
Present you are in my dreams.
Who am I? BASTET, my name is.
***
6) PIANTO D’EUROPA
In questo mese di marzo
Illividito da scudisciate
Di freddo e sciroccate
Affiora in me un’onda di sconforto
Scrutando in lontananza il mio mare.
Laggiù, pallido fantasma all’orizzonte
Di S. Stefano l’isolotto appare
Celato dietro a Ventotene
Veliero sospeso ad osservare
Il Manifesto d’Europa
Or vile paladina d’armate.
Eppur loquace Primavera
Arriva a risvegliar le brulle zolle
Impietrite dal freddo e dal dolore
Di gente senza più conforto
Ostaggio continuo della guerra
Non pianto né accorati appelli
Solo le armi la fan da padrone.
Servile Europa la tua testa pieghi
E non cerchi le vie della pace.
Dove parlano l’armi, il senno tace.
Dall’isolata prigionia fascista
Giunge il grido dei Padri Fondatori
All’Europa che la lezione ignora
Pur se impartita sempre dalla storia.
Un sogno tenebroso or m’appare
L’anno trascorso ad auspicare
Che la guerra nel cuore dell’Europa
Fosse soltanto un’ombra passeggera
Non furoreggiare di tempesta vera
Tra l’indifferenza generale
Dov’è smarrita sembra la ragione.
Piange l’Europa e s’avvia triste
Verso la paventata apocalisse
Mentre lo scontro s’inasprisce
Parlano solo eserciti indifferenti
All’inutile umana sofferenza
Messe insanguinata dai predoni
Mietono i venditori di cannoni.
(English version)
6) EUROPES CRY
In this month of March
between cold lashings
of wind and warm sirocco
A wave of discouragement rises in me
Looking at my sea in the distance.
Pale ghost on the horizon
Of St. Stephan the islet appears
Hidden behind the “Ventotene” isle
As a sailing ship suspended to observe
The “Manifesto of Europe”
Vile champion of armies now.
Yet talkative spring
Comes to awaken the barren clods
Frozen with cold and pain
Of people without more comfort
Continuous hostage of war,
Not crying or heartfelt appeals,
Only the weapons are the masters.
O servile Europe, you bow your head
You don't look for the ways of peace.
Where arms speak, the reason is silent.
From isolated Fascist captivity
The Founding Fathers’ cry comes
To Europe that the lesson ignores
Even if imparted by history.
A nightmare now it seems to me
The last year was spent wishing
The war in the heart of Europe
Could just become a passing shadow,
Not transformed into a big storm
Amid the general indifference
Where seems lost even the reason.
Europe weeps and sets off sadly
Towards the dreaded apocalypse
As the battle escalates
Indifferent armies speak
To useless human suffering,
People bloodied by marauders
So are the sellers of cannons.
All rights reserved © Franca Colozzo
***
7) NEL NOME DELLA ROSA
Osservo la rosa rinchiusa
nella sua bellezza
nella segnatura del centro,
stupore dentro
la natura delle cose.
Mi fermo a Paracelso,
ai giardini del tempo,
immobile presenza.
Osservo l’avvento
dell'Aurora,
prossima ad apparire.
vorrei essere ora una rosa,
- non umana prigione -
ma pura contemplazione
di minuti, non di ore,
- per fermare il momento -
Cogliere il profumo della rosa
e non dei petali caduchi.
(English version)
7) IN THE NAME OF THE ROSE
© Franca Colozzo
I observe the rose locked
In its beauty
In the signature of the center,
Stupor within
The nature of things.
I stop at Paracelsus,
In the gardens of time,
An unmovable presence.
I observe the advent
Of the Dawn,
The following appearance.
I would like to be a rose now
- A non-human prison -
But pure contemplation
Of minutes, not of hours,
- To stop the moment -
Seize the scent of the rose
And not of the fallen petals.
***
8) IL SOLE E LA LUNA
Tu sei il Sole, io la Luna.
Nelle notti d’amore dai tuoi raggi
Promana luce pura.
Ignuda natura amo abbracciare
Mentre umide labbra sfiorano le mie.
Languidi baci, appassionati abbracci,
Sento il cuore scoppiare dalla gioia,
Chiusa in una nube d’amorosi lacci,
E tu t’affacci, anima nuda, sulle mie paure.
Scivola il tempo, a ritroso s’avvita,
Da te aspiro essenza di vita
E novelle stagioni ora rivivo.
Tu sei il Sole, io la Luna.
Ogni fronda è madida essenza,
Mi piace dei sensi il turbamento
E in questo gioco mi perdo
A inseguire onde d’amore
Frangersi sulla riva e nei meandri
Di cavità sommerse in abbandono,
Eclisse senza fine sulle dune del tempo.
Tu sei il Sole, io la Luna.
Le tue lame sprigionano luce
Quando nelle notti il mio volto è oscurato
Da una coltre per lasciarmi da te illuminare.
Scivola come nave all’orizzonte
Il piacer ch’or m’assale.
Di spuma ricopro le mie chiome,
E d’alghe abbandonate in fondo al mare.
Galleggio sorretta dalle tue braccia
Sulla distesa cerulea che or m’abbraccia.
Bevo dalle tue labbra raggi di luce pura.
Tu sei il Sole, io la Luna.
(English version)
8) THE SUN AND THE MOON
© Franca Colozzo
You are the sun, I am the moon.
On nights of love from your rays
Radiates pure light.
Naked nature I love to embrace
While moist lips touch mine.
Languid kisses, passionate embraces,
I feel my heart bursting with joy,
Enclosed in a cloud of loving moods,
And you look out, naked soul, on my fears.
Time slips, it spins backward,
From you, I aspire essence of life
And new seasons now I relive.
You are the sun, I am the moon.
Every frond is silent, humid essence,
I like the sense of disturbance
And in this game, I get lost
Chasing love waves
Break on the shore and in the meanders
Of hidden submerged caves,
Endless eclipse on the dunes of time.
You are the sun, I am the moon.
Dip your spears of light
When in the night my face is hidden
By a blanket to let you illuminate me.
Glide like a ship on the horizon,
Light, the pleasure that now assails me.
I cover my hair with foam
And algae abandoned at the bottom of the sea.
I float sustained by your arms
On the cobalt expanse that embraces me.
I drink from your lips pure light.
You are the sun, I am the moon.
***
9) Poesia muta su Gerusalemme liberata
Poesia muta è una provocazione
Che parole non trova.
Muta perché la voce ha perso
In questo mondo sempre più depresso.
Dov’è Gerusalemme liberata?
Di Tasso la memoria è ritornata:
“Canto l’arme pietose e ‘l capitano
Che ‘l gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò co ‘l senno e con la mano,
Molto soffrì nel glorioso acquisto;
E in van l’Inferno vi s’oppose, e in vano
S’armò d’Asia e di Libia il popol misto.
Il ciel gli diè favore, e sotto ai santi
Segni ridusse i suoi compagni erranti…”
Fin qui è giunta la nostra indignazione,
Fin ai giorni nostri l’esecrazione.
Ma quale condottiero errante,
Dinanzi a tanto scempio
Non nutre riprovazione?
Di Siria sofferenza langue,
E il massacro in atto
Demonio a demonio s’aggiunge,
Tanto lontano è il pandemonio!
Lontano dove giacciono le acque,
Ruscellanti cultura ora di morte,
Mediterraneo, che la storia inoltri
Oltreoceano dove barbarie incombe,
Oltre la storia che ci ha visti uniti,
Popoli fieri, or impoveriti
Dal gravoso peso d’armi e flagelli.
Gerusalemme da sempre ambita,
Ora scuote la testa, stanca di liti.
Città santa vuol restare,
Di tre religioni il rito celebrare,
Non del massacro memoria,
Né del fuoco amico,
Ma dell’agognata pace,
Che sotto le ceneri langue illividita.
(English version)
9) MUTE POEM ON JERUSALEM
©Franca Colozzo – ITALY
My mute poems is a provocation
That cannot find words.
Mute because the voice I have lost
In this increasingly depressed world.
Where is Jerusalem Delivered?
Of Tasso the memory has returned:
‘I sing the pitiful arms and the captain
Who freed the great Sepulcher of Christ.
Much he did with sense and with hand,
Much he suffered in the glorious acquisition;
And in vain did Hell oppose him, and in vain
Armed the people of Asia and Libya mixed.
Heaven gave him favor, and under the holy
Signs reduced his wandering companions...’
So far has our indignation gone,
To this day our execration.
But what a wandering leader,
Before so much destruction
Does not nourish reprobation?
Of Syria suffering languishes,
And the massacre in progress
Demon to demon adds,
So far is the pandemonium!
Far where the waters lie,
Rushing culture now of death,
Mediterranean let history forward
Beyond where barbarism looms,
Beyond the history that has united us,
Proud peoples, impoverished now
By the heavy weight of weapons and scourges.
Jerusalem always coveted,
Now shakes her head, tired of quarrels.
Holy city wants to remain,
Of three religions the rite to celebrate,
Not of the massacre memory,
Nor of friendly fire,
But sought-after peace
Which under the ashes languishes unlived.
Translated by Franca Colozzo
***
10) ZAMAN…ZAMANINDA
Zaman nel mio pensiero
di ricordi assopiti
ch’ancor vividi oggi
ritrovo come fosse ieri.
Giovane ritornar vorrei
al tempo che le messi indora
e le acque gorgogliano sui sassi,
gioiose d’ilare natura.
Zaman è lo splendore
al volto vivida luce
d’ampie distese;
è il gorgheggio d’onde
che canta il mare
senza soluzione.
Rivesto il corpo
ed il viso mio
di bruscoli di sale
appena colto,
Ali all’anima metto
verso perdute lande
senza volto.
Zaman è la veste leggera
custode della fiamma eterna
a emulare il fuoco degli dei.
Zamanında, al tempo dei silenzi,
il pensiero si ritrova mesto
a seguir sentieri già calcati.
Sogni passati coltivo ancora
per ingabbiare la mia nostalgia.
Dal presente, che sfioro appena,
ambrosia suggo dalla poesia
e la forza per ravvivar la passione
che l’anima mia rinfranca ognora.
©Franca Colozzo
(English version)
10) ZAMAN…ZAMANINDA
Time… In time
Zaman in my thoughts
Of dormant memories
That still vivid today
I find as if it were yesterday.
I would like to return young
To the time that gilds the crops
And the waters gurgle on the rocks,
Joyful with cheerful nature.
Zaman is the splendor
To my face the intense light
Of wide expanses;
It is the warbling of waves
That the sea sings
Without solution.
I dress my body
And my face
With grains of salt
Freshly picked,
I give my soul wings
owards lost
Faceless lands.
Zaman is the light dress
Guardian of the eternal flame
To emulate the fire of the gods.
Zamanında, in the time of silence,
My thoughts find themselves sad
To follow paths already trodden.
I still cultivate past dreams
To cage my nostalgia.
From the present, which I barely touch,
I suck ambrosia from poetry
And the strength to revive the passion
That always reinvigorates my soul.
©Franca Colozzo – ITALY
Dr. Arch. FRANCA COLOZZO (ITALY)
Poet | writer | multilingual author of many books
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of UN SDGs | member of UN ECOSOC | GGAF
(USA) | WEF | on Board of GPLT (UK) as Executive Director, Stewardship Advisor for Climate Change, and
contact person of the European Commission’s Transparency Register | member of
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and presided over by Dr. Jernail S Anaand | Researcher and Executive Director
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Prof. George Onsy (Cairo, EGYPT) | Founder of many groups on social media | Researcher
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